CASETTE –SALONE (O TRA CASA RESIDENTI E SALONE)

Nella visione dei costruttori di Agape, si narra che il posto letto dovesse essere uno spazio minimo, per non distogliere l’attenzione dal salone, dalla comunità.

Eppure le sollecitazioni del salone spesso sono eccessive, sono sempre presenti, incarnate in persone, che continuano a farti domande sulla tua vita, su quello in cui credi, su ciò che fai, sulle tue emozioni.

Vuoi fuggire in casetta, nell’intimità, che scopri allora essere ancora più scomoda!

E comunque il bagno è in comune!

E scopri che l’intimità è ostacolata. E spesso disturbata.

Così torni in salone, dove non riesci a stare. Torni in casetta e torni in salone, in un continuo andirivieni tra desideri e difese, flessibilità e resistenza, apertura e chiusura.

Si potrà anche non crescere, non imparare, solo stare?

Le difese sono meccanismi importanti anche nella formazione, sono il rifugio quando le novità sono troppo forti, sono il riparo per ricaricarsi. Allora non solo la casetta può essere il simbolo di questo spazio psicologico, ma anche gli scalini del ping-pong, le panche, il prato – dove amicizie vecchie e nuove si confidano. Quanti i colloqui a due o a gruppetti per parlare di sé, perché l’intervento ascoltato è piaciuto tantissimo, o non è piaciuto per niente! Quante confidenze per analizzare le relazioni, gli sguardi, i gesti, le possibilità!

Eppure siamo qui proprio per questa tensione tra il privato e pubblico, e le nostre azioni non lasciano niente di immutato. Sperimento che non sono parole, ma anche per me l’incontro è diventato corpo, anzi corpi, narrazioni, testimonianze, spiritualità.

La staff è presente anche per accompagnare chi è in difficoltà.

Come staff siamo responsabili di chi partecipa ad un campo, certo per i/le minori lo siamo in modo speciale, ma anche per le persone adulte esiste la responsabilità di offrire uno spazio protetto e di rispettare il loro cammino.

In che modo la staff garantisce il rispetto dei tempi e dei modi di reagire dei/delle partecipanti?