Picche, carriole e sorrisi

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Picche, zappette, coltellini, mani nude, corde, carriole e sorrisi. Il gruppo residenti e una ventina di amici e amiche di Prali lavorano e ridono insieme sulle scale di Agape durante uno splendido pomeriggio di metà maggio.
Tutto è nato a gennaio durante una riunione quartierale (incontri serali scadenzati in quartieri o borgate diversi nelle comunità valdesi) in cui ci hanno raccontato che un tempo erano i fiori a dare il benvenuto a chi arrivava ad Agape, ornando la scalinata con colori e profumi. Questo paragone non era una critica, bensì una proposta di collaborazione e anche la dimostrazione dell’attenzione diffusa verso un posto amato che esige cure immense.

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Tra le regole che l’attuale gruppo residenti si è dato riguardo il proprio benessere in comunità c’è quella del tempo condiviso e oggi ne è dimostrazione. I villaggi alpini come Prali vivono grandi sfide climatiche ma anche comunitarie da secoli e hanno molto da insegnare. Durante le riunioni quartierali ci ha sorpreso particolarmente come per loro sia un’ovvietà l’aiuto reciproco quotidiano, fatto di piccole accortezze e atti di bontà non casuali: un lascito residuale della forza di coesione che si sentiva prima, fino a metà ‘900. Quando le cose da fare erano molte e lo sforzo era sempre sostenuto da tutte e tutti come una rete in cui ogni puntello fa uno sforzo irrisorio rispetto al peso che sta al centro.
Un po’ come le reti della biodiversità di questi boschi, anche le reti umane hanno bisogno di essere ricche e sane nei loro singoli elementi. Nei momenti in cui vacillano o iniziano a mollare i legami della rete, il peso diviene presto insostenibile a discapito di tutta comunità o dell’ecosistema. Fare cose insieme è sia cura che prevenzione perché infoltisce le relazioni e vivifica le forze.

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La comunità durante i suoi sforzi strategici e manuali comuni rivela la sua potenza insostituibile, insieme come oggi quando dopo un apericena al tramonto, abbiamo concluso in bellezza con il riposizionamento della croce di Agape, caduta quest’inverno durante una notte tempestosa quando il vento piegò le staffe metalliche e la base cedette a causa del lavorio delle mega-formiche agaLpine sul legno interrato. Le donne guardavano, consigliavano e ogni uomo a capo di una corda, ha sollevato la pesante croce, apparentemente senza sforzo.
Quella del potenziale umano è una rete multicolore, regolare e armonica, pur nei suoi contorni variegati ed è ben visibile quando inventiva, solidarietà e piacere condiviso si uniscono in attività sincrone.
Grande riconoscenza e una buona stagione dei fiori a tutti e tutte!

Sara Marta Rostagno