Faccio parte del consiglio di staff e dopo ormai tre anni di attività di questo neo-nato gruppo di lavoro, è ancora difficile capire come interviene nella vita di Agape, forse perchè ancora non viene sfruttato appieno e i suoi doveri non sono bene definiti. Il mandato ufficiale vede come compito principale quello di offrire alla staff dei campi “la supervisione nei momenti di criticità e l’accompagnamento nel loro percorso”. Io e miei compagni/e non siamo esperti, non abbiamo le soluzioni e non abbiamo le risposte, ma abbiamo esperienza nella vita di agape e offriamo un punto di vista, uno sguardo, che sia il più possibile esterno e uniforme. L’obiettivo è che ogni staff possa fare il proprio percorso individuale, ma possa anche far parte del progetto Agape in un continuo gioco di scambi di saperi ed esperienze dirette. Per fortuna di momenti di scambio ce ne sono tanti, ma al consiglio di staff spetta l’importante compito di facilitare una comunicazione di questo tipo. Ecco perchè durante la Staffissima, al consiglio di staff è chiesto di gestire uno o più momenti tutti insieme in modo che tutte le staff presenti possano lavorare come un gruppo unico anche se solo per mezzo pomeriggio. Forse adesso esagero, così sembra che siamo un gruppo di grandi pensatori e strateghi della comunicazione, in realtà facilitiamo il dialogo che per fortuna già avviene perchè al di là di un po’ di sana competizione e scherzi tra staff, che fanno bene all’umore, c’è molta voglia di raccontare quello che si fa e il confronto col lavoro degli altri gruppi e quasi sempre all’ordine del giorno.
Uso termini strani quali staffone, staffissima, staff staffissima e via dicendo, ma non sono pazzo. Forse do per scontato tante cose e magari non tutti sono al corrente del grosso cambiamento che è avvenuto a livello di formazione e composizione delle staff. Sarò breve, non me ne voglia chi ha passato mesi a discutere a ripensare un modello formativo intero.
Il nuovo modello della formazione di Agape non prevede più dei momenti formativi per così dire istituzionalizzati, ma non li esclude nemmeno. Semplicemente si è deciso che la particolarità dell’offerta di Agape, quella che la contraddistingue e la rende speciale, è il lavoro fianco a fianco con chi di staff ne ha già fatte tante e il passaggio di saperi avviene in un continuo momento di formazione orizzontale tra pari. Questa è un’esigenza nata dalle staff stesse che Agape ha accolto e fatto sua, istituzionalizzando così una richiesta precisa di chi dedica molto tempo ad Agape. La formazione tra pari, ovviamente, non passa solo attraverso le singole staff ma nel confronto con le altre staff, motivo per cui la succitata staffissima. Questa staffissima è un normale weekend di riunione staff che però si svolge in date stabilite e ad Agape, dove tutti\e fanno riunione contemporaneamente. Per qualche staff sarà la prima riunione, per altre la seconda e per alcune addirittura l’ultima, quel che è certo è che per tutte è un weekend per conoscere i “colleghi” di altri campi, con l’occasione di vedere i volti di tutti coloro che impegnano il proprio tempo libero in nome dello stesso progetto. E’ un weekend davvero pieno e dal clima piacevolissimo.
Questo nuovo sistema può essere davvero all’avanguardia e può essere davvero nobile, ma è una sfida davvero grande perchè richiede molta responsabilità da parte di ogni gruppo staff che deve quindi essere in grado di autoformarsi, autorinnovarsi ed essere accogliente anche verso chi non si conosce, ma che può essere una preziosa risorsa per Agape, senza dimenticare che Agape stessa può essere un prezioso momento nel proprio percorso formativo e, perchè no, di vita. A un certo punto si potrebbe/dovrebbe arrivare addirittura a fare un passo indietro per “un bene superiore”.
Questa forse è la sfida più grande e più bella, che se riesce può riempire di orgoglio chi ne fa parte, ma se fallisce può altrettanto duramente deludere chi ci ha creduto. Molto, forse troppo, è quindi chiesto alla direzione di Agape che deve supervisionare tutto questo. Ci sono dentro difficili dinamiche, tempi stretti e tantissimi gruppi che richiedono attenzione anche contemporaneamente. I numeri sono alti e il lavoro da fare tanto per cui credo il più grande compito del consiglio di staff, seppure non esplicitato, sia quello di supportare e sostenere la direzione nella gestione delle staff, tenendo sempre un orecchio aperto su quello che succede perchè alla domanda di fare staff, la risposta “we are a weird group, we are worried an outsider won’t have a nice time” (siamo un gruppo particolare, temo che un outsider non si troverebbe bene), o la risposta no grazie, con te non lavoriamo, ma preferiamo invece avere lui non ha proprio niente di Agape. Ma proprio niente.
La cosa più dura, più faticosa e che porta anche ad alcune delusioni e proprio quella di evitare le derive di un progetto ambizioso perchè a volte il divertimento sembra più importante dell’impegno e il compito del consiglio di staff, per come lo vivo io, è quello di promuovere il più possibile un discorso inclusivo nei singoli gruppi di lavoro. Capita infatti che a fronte della voglia di organizzare un bel campo e ottenere bei risultati si rischia di fare scelte che non rispecchiano del tutto lo spirito di Agape, che è in primis una comunità unita a sostegno di chi ne ha più bisogno, dentro i campi così come nei gruppi staff. E su questo bisogna costantemente porre l’attenzione.
Michele Comba